Spiagge, deserto, ma anche violazioni dei diritti umani. L’Oman tra luci e ombre

Dopo la morte, a gennaio del 2020, del 79enne sultano Qaboos al Said, il leader del mondo arabo che più a lungo ha detenuto il potere, oggi l’Oman è governato dal sultano – già designato come erede dal suo predecessore – Haitham bin Tariq, in precedenza ministro della Cultura e alla guida del comitato di “Vision 2040”, il piano ventennale del Governo omanita per promuovere una serie di riforme sociali ed economiche.

La Grande Moschea del sultano Qaboos a Muscat (foto Pixabay)

Situato nella parte meridionale della Penisola arabica, tra Yemen ed Emirati arabi uniti e affacciato sull’omonimo Golfo, l’Oman è una meta turistica internazionale molto amata e gettonata – e giudicata sicura nel quadro mediorientale – grazie alle sue suggestive attrazioni, dalle spiagge al deserto, fino alla famosa Montagna del sole e il Grand Canyon dell’Oman.

La Grande Moschea del sultano Qaboos a Muscat (foto Pixabay)

Un Paese con molte luci, ma anche tantissime ombre: il rapporto 2021 della Ong Human rights watch sui diritti umani nel mondo osserva che l’Oman continua a essere dominato da autoritarismo e limitazioni alle libertà. Anche sotto il governo del nuovo sultano, la libertà di espressione continua ad essere minacciata, le autorità non smettono di ostacolare i giornali indipendenti e le riviste critiche nei confronti del Governo, persegue e arresta blogger e attivisti. Sempre secondo il rapporto, in Oman continuano le discriminazioni nei confronti delle donne – in fatto di matrimonio. divorzio, eredità, cittadinanza, responsabilità dei figli – e delle persone omosessuali.

Riguardo ai lavoratori migranti, Human rights watch riferisce che spesso sono sottoposti a condizioni di sfruttamento, sono vittime di abusi fisici e sessuali e i loro passaporti vengono di frequente confiscati dai datori di lavoro.

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