La storia si ripete e questa volta potrebbe essere annoverata tra gli esempi di cattiva amministrazione dei beni/servizi pubblici del nostro territorio.
80.000 euro di fondi regionali per realizzare l’ecocentro (avrebbe dovuto essere aperto nel lontano 2012, ma per i soliti ritardi della PA ha visto la luce solo nel febbraio del 2017) e poi, dopo poco più di un anno, la sua chiusura.
La cronaca giornalistica di #Cagliaripad (video Cagliaripad) di “una discarica a cielo aperto, uno spiazzo abbandonato dove si trova dentro di tutto, dai frigoriferi ai materassi, dai televisori, poltrone e divani, materassi e reti per letti, mobili, materiale ferroso, damigiane e grosse taniche, lastre di vetro e specchi, lavatrici, stendibiancheria, biciclette, pneumatici, stufe a legna”. Il sindaco, poi, interpellato affinchè fornisse una giustificazione, ha preferito tacere. Esistono delle precise Linee guida della #Regione per la realizzazione e gestione degli ecocentri (https://goo.gl/Pk8g1S), sono state rispettate? In attesa di risposte, i cittadini del comprensorio si chiedono dallo scorso agosto dove conferire i rifiuti ingombranti. Sarà il caso di darsi una mossa?
veramente la zona pip è tutta una discarica a cielo aperto, non solo l’eco centro che comunque rimane gestito e appartenente all’unione dei comuni alta marmilla, ma basta girarsi intorno, vedere capannoni semi costruiti come quello difronte sicuramente privato che sembra sia destinato alla raccolta di materiale di ogni genere. ma io dico, le imprese acquistano i lotti e poi alla fine lasciano abbandonati o comunque in pieno disordine i loro depositi. le zone pip a mio parere dovrebbero essere tenute come i centri abitati, non è che solo perché sono in periferia si può fare ciò che si vuole. Qui si parla di Senis, un piccolo centro ma basta andare in tutta la Sardegna che la situazione non cambia.