La maggioranza dei nostri straordinari e unici beni archeologici nell’isola sono difficilmente accessibili, poco conosciuti, abbandonati.
UNA POTENZIALITA’ IMMENSA
Degli oltre 8 mila nuraghi (stimati per difetto), la maggior parte si trova in fondi privati, privi di indicazioni, cartellonistica, chiusi da muri, cancelli o altri ostacoli.
Tranne pochi fortunati siti, andare a ritrovare i monumenti della storia sarda è spesso un’impresa degna di Indiana Jones.Un’avventura tra sentieri più o meno facili, bestiame, campi, recinzioni e muretti a secco.
Per poter accedere a molti di questi monumenti occorrono buone gambe per scavalcare ostacoli, un pizzico di coraggio, per entrare anche in terreni privati, girovagare con senso di orientamento.Senza questi requisiti minimi oggi l’accesso rimane precluso a molti di essi.
Conoscenza e fruibilità sono il primo passo indispensabile verso una tutela unitaria del nostro patrimonio storico.
Quando gestiti, puliti, valorizzati, tutelati, conosciuti, attraverso azione di Cooperative, grazie ad necessario accordo tra enti locali e Soprintendenza Archeologica, danno un concreto apporto all’economia turistica-culturale della Sardegna.
La cultura e con essa i beni archeologici possono e debbono dare lavoro ed economia.
La provincia di Oristano può ancora dare tantissimo.
Da Seneghe, Paulilatino, Cuglieri, San Vero Milis sono solo alcuni esempi concreti di territori a noi vicini che offrono potenzialmente ricchezze immense, troppo spesso in stato di degrado e nemmeno tanto conosciute al grande pubblico.
EMOTIVITA’ E PROBLEMATICHE
Si procede sporadicamente e con emotività, troppo spesso inseguendo l’ultima scoperta o i risvolti storico-politici della stessa.
Gli interventi delle pubbliche amministrazioni sono episodici.
Comuni, Regioni e Soprintendenze devono fare un passo in avanti unitario e di pianificazione.Sarebbe ora di concepire una programmazione unitaria regionale che vada oltre il singolo isolato intervento di pulizia, fruizione e accessibilità.
ESEMPI POSITIVI
Gli esempi sardi di #Losa, #Tharros, #SantaCristina dimostrano che è possibile. Purtroppo allo stato sono ancora un realtà minoritaria, quasi sempre dovuta ai pochi amministratori lungimiranti, associazioni civiche locali ed appassionati, cooperative pionieristiche.
Ma perchè no, occorre “copiare” anche da fuori, dove le cose funzionano e i beni sono già tutelati, gestiti e valorizzati come in Corsica.
Insomma nonostante oggi vada di moda, non c’è solo Monte Prama, tra i beni archeologici della Sardegna. sito che merita un discorso a parte.
Occorre crederci, investire, mettere fondi e volontà: pianificare e programmare.